Il gioiello è arte?

Annamaria Zanella, Bacco, 2012, ph. M.F.Magliani

 

English text

Riproponiamo l’intervento di Angela Madesani, invitata nella giuria dell’edizione 2018 di Gioielli in Fermento.

 

 

Il gioiello è arte?

Molti di noi hanno studiato la storia dell’arte al liceo sui manuali di Giulio Carlo Argan, un ottimo strumento per affacciarsi a un ambito complesso e ricco di legami con altre discipline. Tuttavia quello che ha sempre lasciato in me un certo stupore, mentre studiavo, era la divisione degli ambiti all’interno della ricerca e della produzione di uno stesso artista. Mi sono sempre chiesta che senso avesse porsi di fronte a tre Michelangelo: il pittore, lo scultore e l’architetto. Una sorta di trinità laica che, a mio parere non aveva molto senso.

Con il tempo, da storica dell’arte dell’età contemporanea, mi sono più volte occupata di artisti che hanno utilizzato vari linguaggi per la loro ricerca e non mi è mai parso di dovere dividere la loro attività, come se si trattasse di ambiti diversi.

Il Sol Lewitt dei Wall drawings è lo stesso che utilizza la fotografia per i Photogrids. Luigi Veronesi nel corso del suo lungo cammino d’artista è stato pittore, grafico, fotografo, cineasta, così come Bruno Munari e non ci troviamo certo di fronte a personalità diverse. Così come Vincenzo Agnetti, David Oppenheim o Vito Acconci.

Ogni volta che parlavo con Cioni Carpi, artista sfaccettato e complesso, che ha lavorato con la pittura, il disegno, la scultura, l’installazione, la performance, il cinema, la fotografia, mi spiegava che i diversi linguaggi che aveva utilizzato nel corso degli anni non erano un fine, ma un mezzo attraverso cui conseguire un certo risultato.

Negli ultimi centoventi anni molti artisti hanno utilizzato per le loro ricerche mezzi, diversi e non ha alcun senso dare vita a una gerarchia in cui pittura e scultura alla sommità della piramide dei linguaggi dell’arte.

Sarebbe anacronistico e soprattutto inutile, ai nostri giorni, in cui le possibilità dell’arte sono ampie, complesse, variamente strutturate, parlare ancora di arti cosiddette maggiori e arti minori.

Veniamo dunque allo specifico, il gioiello. Di fronte all’opere realizzate in questo ambito da, giusto per fare degli esempi, Lucio Fontana, Louise Bourgeois, Arnaldo Pomodoro, Alexander Calder, Meret Oppenheim, Pablo Picasso e molti altri non ci troviamo certo di fronte a degli oggetti di seppur ottimo artigianato, che non dialogano con la loro restante produzione. I loro gioielli sono opere come le altre. A cambiare sono, talvolta, le misure, i materiali, ma questo non ne dovrebbe pregiudicare la collocazione all’interno del cammino dell’artista. Etichette, settorialità, ambiti ristretti non fanno che chiudere, che bloccare in una sorta di prigione quanto si studia. Categorizzare significa discriminare.

Nicoletta Frigerio, Alabastri mediterranei, sculture 2010-2017

Più volte nel corso degli anni mi sono occupata del lavoro di Nicoletta Frigerio, un’artista che fa ricerca anche attraverso i gioielli. Certo i suoi oggetti da indossare non sono meno importanti delle sue sculture, cosiddette, da appoggio. Sono tutti frutti della sua ricerca sui materiali, sulle forme. Le dimensioni, l’utilizzo diverso non possono, non devono costituire un limite. Il gioiello, progettato e creato da un artista non è, infatti, artigianato, bensì opera, a tutti gli effetti, che merita la giusta collocazione all’interno della storia dell’artista e di conseguenza della storia dell’arte.

Angela Madesani
[Catalogo Gioielli in Fermento, Maggio 2018, pag. 9 ©riproduzione riservata]

 

 

 

 

 

 

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